δoúλŋ (in greco moderno δoúλa)
Doula (si legge dula) è un termine greco che indicava la “schiava di famiglia” delle donne greche, una donna esperta a servizio, che si occupava dell’assistenza personale della sua padrona ed era particolarmente importante durante il parto e post parto. Aveva una funzione sia molto pratica che sacra, era infatti caratterizzata nei miti come professionista del sacro, soprattutto durante il parto. Le doule facevano parte della famiglia pur essendo lavoratrici professioniste libere.
La prima che riutilizzò questo termine in letteratura fu da Dana Raphael, antropologa americana, che nel suo lavoro di ricerca sull’allattamento umano in differenti culture, nel 1966 parla della figura della Doula per descrivere l’esperienza di sostegno, incoraggiamento e assistenza fisica data, da una donna con esperienza, alla madre prima, durante e dopo il parto. Aveva evidenziato questo ruolo in diverse culture e decise di usare questa parola dal sapore antico che le era stata suggerita da una donna greca immigrata negli Stati Uniti, la quale le aveva parlato del suo ruolo molto importante con le puerpere in Grecia.
Tra gli anni 80 e 90 del Novecento, Marshall H. Klaus, neonatologo, Phyllis H. Klaus, psicoterapeuta e John Kennell, pediatra, riutilizzano il termine per indicare l’attività di supporto continuativo durante la gravidanza, il parto e il dopo parto da parte di una donna con conoscenze di parto e puerperio. Il loro lavoro di ricerca scientifica era finalizzato ad individuare fattori che potessero favorire o meno un buon attaccamento madre-bambino e scoprendo il lavoro di D. Raphael decisero di utilizzare la parola Doula nei resoconti dei loro studi. Nel 1993 i risultati confermarono che la presenza di una figura di supporto, denominata Doula, consentiva di ridurre le percentuali di tagli cesareo del 50%, la durata del travaglio del 25%, l’uso di ossitocina per indurre il parto del 40%, gli analgesici del 30%, l’utilizzo del forcipe del 40% e la richiesta di analgesia epidurale del 60%
La relazione “Continuous support for women during childbirth” pubblicata nel 2013 mette a confronto i risultati di 22 studi randomizzati su 15.288 donne e sottolinea l’importanza di un supporto continuativo durante travaglio e parto. Dopo la pubblicazione di questo studio il termine si diffuse, anche grazie alla creazione del primo corso di formazione per diventare doule nel 1979 in California.
In Italia la parola Doula compare alla fine degli anni novanta grazie ad un papà umbro appena tornato in Italia dopo un’esperienza in Olanda, dove sua moglie aveva partorito. Si accorse subito delle profonde differenze di accudimento della puerpera tra i due paesi e decise di proporre alla regione un progetto per la formazione della figura della doula. Il progetto vide la luce per un solo anno e si decise di dare la qualifica di Mother assistant alle frequentanti. Un seme era stato piantato.
La prima persona che si connota come Doula in Italia è Virginia Mereu nel 2000. È un’educatrice perinatale e utilizza anche altri termini, quali aiuto madri o puericultrice, ma di fatto apre un sito dove la parola scelta per descrivere il suo ambito professionale è Doula (www.doula.it).
Nel 2007 a Pisa, ad opera di Emanuela Geraci e Maria Grazia Biagini, nasce la prima scuola per Doule in Italia.
Abbiamo quindi compreso cosa indica il termine, ma perché mai dovrebbe essere diverso avere una Doula affianco piuttosto che un familiare? Caratteristica della relazione duratura è chiaramente il legame emotivo che rende molto difficile, se non impossibile, mantenere la calma, l’obiettività e la lucidità necessari per sostenere la madre, accogliere le sue paure ed incentivare le sue risorse senza giudizi e senza influenzarla in alcun modo ma informandola sulle sue possibilità e sui suoi diritti.
Avere accanto una persona esperta delle tematiche che la donna si accinge ad affrontare, che al contempo nutra la madre con contenimento costante ed amorevole, è certamente di aiuto per affrontare il travaglio e l’esperienza di maternità con più calma e conforto.
Nella fase prenatale la Doula aiuta la donna in attesa a scoprire le sue capacità e risorse per avere più fiducia sé stessa, cosa che aiuta enormemente le donne durante il travaglio.
La formazione professionale della Doula è completamente diversa da quella del personale sanitario e pone l’accento sulla rassicurazione silenziosa e sull’ empowerment della donna.
Per millenni il rapporto fra una partoriente e una donna più anziana e con più conoscenza ed esperienza è stato capito e rispettato, talvolta è stato sacralizzato.
Ciò che la Doula fa è creare un ambiente contenitivo e fisiologico per la madre, uno spazio sacro, inviolabile, dove avviene il miracolo della vita. La madre riceve incoraggiamento e l’invito all’ascolto del suo corpo, affinché le dica ciò che è meglio nei diversi momenti del travaglio, senza imporre respirazioni o un ritmo non suo al travaglio.
La stessa cosa farà nel post parto, dando spazio alla diade madre-bambino di creare la loro intima relazione, di conoscersi, di innamorarsi, di fidarsi ed affidarsi all’intelligenza della vita e dei nostri corpi. Se la madre lo desidera può prepararle i pasti, pensare ad organizzare le faccende domestiche, la spesa e tutte le altre incombenze di cui la neo mamma non può occuparsi.
Può aiutarla a fare il bagnetto al piccolo, può accompagnare mamma e bambino a fare una passeggiata o semplicemente ascoltare la madre e i suoi bisogni, le sue paure, speranze.
Il periodo iniziale della vita di una neonata madre e del suo bambino è preziosissimo, è l’inizio di una storia d’amore, è la lente attraverso la quale il bebè fa esperienza del mondo e crea la sua base emotiva.
Il lavoro della Doula è di servizio, cucito addosso alle madri, ognuna con le sue esigenze e bisogni. La tua doula può avere la forma che più ti sarà utile!
Con amore, sempre, Doula Maki.