“… non siamo più né incoraggiati né abituati a capire, distinguere, riflettere con la nostra testa; ci affidiamo agli altri – titolati,esperti – che ci dicono come sentirci.
Dolore, fatica, sono esperienze oggettive, ma è il significato, il senso che hanno dietro che le qualifica. Possono essere strumentalizzate, per sottometterci; possono avere significati drammatici che ci schiacciano; o grandi, che ci innalzano e ci aprono porte.
Il parto non è la maledizione di Eva. Diciamocelo pure: è il più grande rito di passaggio di mezza umanità che richiede presenza e trasforma. E il significato di questo evento non può essere mediato, né appiattito; non certo dalla medicina, pur amica di principio, ma neanche da una religione quella che ce lo restituisce in forma di punizione. Furbescamente, per svilire, depotenziare, ed appropriarsi del più topico dei momenti attraverso il quale si forma e si nutre la sorellanza, il potere, la forza e l’indipendenza della donna. E si costruisce la persona libera.
Ecco, queste sono le parole che a cercare si trovano, chiare e sane, e che ho sentito il bisogno di mettere assieme. Perché noi in massa siamo apostrofate da secoli solo come femmine o peccatrici e non più come leonesse, sacerdotesse o regine.”

Grazie a Elena Zaccherini, che abbiamo avuto l’onore di conoscere qualche anno fa. Una donna incredibile, il suo libro è un’ottima sorgente di EMPOWERMENT, per tutt*…!